mercoledì 3 marzo 2010

Claudia Capone....racconta:dimissioni che destabilizzano!

Non mi piace che il mio nome corra di bocca in bocca, soprattutto a proposito di un evento poco piacevole quale le mie dimissioni
dal Comites, né sono il tipo che cerca notorietà: lontano da me pubblicità e colpi di grancassa. In data 4/12/2009 ho mandato al Comites e a chi di dovere le mie dimissioni e ho informato la Comunità. Ho appreso poi che sei consiglieri avevano votato a favore
e tre si erano astenuti. Nessuno ha mosso opposizione alle dimissioni né a livello formale, né a livello di contenuti, anzi, si è susseguito
un balletto di dichiarazioni da parte di alcuni consiglieri, (chi ha la forza, può andarsele a vedere sul blog del Comites) che enedicevano
in sostanza la mia uscita dal Comitato in quanto elemento destabilizzante, su posizioni troppo personali.
Il 19 Gennaio, il Sig. Muzzillo sulla lista “Prospettive”, mette in evidenza la sua confusione a proposito di un mio presunto ritiro delle dimissioni.
Alla mia smentita sull’argomento, arriva l’angelica quanto laconica comunicazione del Presidente Comites che, via mail, mi comunica
che «nella seduta del Comitato del 15/01/2010, già in precedenza accettate (...) i consiglieri a maggioranza hanno ritenuto di rifiutare tali dimissioni. Pertanto lei è ancora a tutti gli effetti consigliere e vicepresidente in carica del Comites».
Spiegazioni? Nessuna. Mi giunge poi una comunicazione ufficiale, con tanto di protocollo (quanto zelo!), firmata dal presidente Comites che ribadisce che le dimissioni non sono state accettate e che, se non mi presenterò alla prossima riunione, sarò dichiarata decaduta.
Motivazioni? Nessuna. Apprendo, adesso, per vie non ufficiali, che le mie dimissioni non sono state accettate per mancanza di firma
autografa in calce: lo hanno visto dopo due mesi? Quando tutti, o quasi, inneggiavano alla mia uscita, non avevano visto quel vizio
di forma? In verità il problema non è stata tanto la pietosa gaffe del ripensamento, né l’interrogativo - Capone fuori o Capone dentro
il Comites - che a quello si era già risposto da tempo con il silenzio/assenso.
Il problema è stato trovare una soluzione allo stato di panico causato da queste prime dimissioni. E la soluzione si è trovata in quella parola, piccola ma impor tante, per cui Capone vada pure sul rogo e il Comites se la salvi con la faccia pulita.
Qual è la parola? Decaduta. Il “decaduta” attribuisce alla sottoscritta la volontà, la responsabilità, nonché le conseguenze dell’azione,
mentre il “dimissionaria” attribuisce anche al Comites delle responsabilità, prevede un riesame delle sue posizioni e del suo operato
e una risposta motivata non certo diretta solo alla dimissionaria, ma alla Comunità.
La Comunità. Mi si permetta di approfittare della situazione e di aggiungere alcune mie riflessioni. Non sono d’accordo con chi la giudica per tipi fissi, troppo semplicisticamente.
Essa è invece formata da persone che vivono quotidianamente tutta una serie di problemi reali, quali la lingua, la formazione, l’integrazione, la socialità, gli spazi d’incontro, che si vanno a sommare a quelli, già pesanti, del cittadino greco.
L’ottica con la quale è stata considerata fino ad oggi è quella dall’alto: una sfilata di presenzialisti, di brillanti a tutti i costi, di cacciatori
di poltrone alla ri-cerca di un posto davanti all’abbagliante sole greco.
Bisogna invece guardarla dallo zoccolo e allora si scoprirà che è formata da ragazzi che si interrogano sul proprio futuro, anziani con le loro problematiche di assistenza, italiani di seconda e terza generazione alla ricerca delle proprie radici, donne sole e/o in difficoltà, persone alla ricerca di lavoro, lavoratori che spesso, per la loro condizione di emigranti, sono sfruttati o non valorizzati, e tutto questo non solo nella capitale, ma anche nella provincia e nelle isole.
È con questa comunità e per questa comunità, formata da me, da te, da lui...., che bisogna lavorare.
Il capire che parlare dei propri problemi e delle proprie insicurezze non è perdita di prestigio, ma un passo per superare il torpore,
per auto-conoscersi e per poter fare scelte politiche in maniera cosciente. Ben vengano i blog, le liste elettroniche, i giornali: la comunicazione contribuisce alla presa di coscienza e al confronto.
In base alla mia esperienza e a quello che sento anche a proposito dei Comitati sparsi nel mondo, reputo urgente una riforma
dei Comites.
Leggo proposte sull’argomento più o meno valide, penso però che i Comitati, senza diventare terra di scorrazzamento per ambiziosi e pur nel rispetto delle normative locali e delle Rappresentanze diplomatiche, debbano percorrere più libere strade, sia economiche che politiche, altrimenti si ritroveranno sempre nella scomoda posizione di cuscinetto assorbitensioni, dove i consiglieri hanno la possibilità di fare sempre troppo poco davanti a problemi sempre troppo grandi.
Claudia Capone